PATRIZIA TREVISI
Patrizia Trevisi nasce a Roma e dopo il liceo artistico, studia Storia dell’Arte all’Università La Sapienza di Roma. Lavora come illustratrice per l’editoria per ragazzi: Fabbri, Malipiero e Mondatori; per la pubblicità illustra e crea moltissime campagne: Renault, Strega, Interflora per la Mc Cann, Thompson, Compton ecc. Per la Goumont crea e illustra manifesti cinematografici: “Il tempo delle mele”, “ Reggae Time”, “Colpire al cuore” ecc.
Svolge la sua attività di pittrice di quadri e grandi pareti dipinte per alberghi e privati in Italia, Vaticano, Inghilterra, Svizzera, Austria, Turchia, Caraibi, Costa d’Avorio, Marocco, Emirati Arabi, Qatar, Ucraina. Dipinge: per il Re del Marocco Hassan II, la residenza di Skirat e le ville delle Principesse, la residenza del Re del Marocco Mohammad VI a Tangeri e le residenze di Rabat e Marrakech del suo Primo Ministro; la Residenza del Primo Ministro del Qatar a Doha e il Club dei Diplomatici Doha Qatar.
Per il Vaticano esegue la Pala per la Beata Chiara di Como; per Propaganda Fide il ritratto del cardinal Sepe. Restaura la chiesa S.Maria in Publicolis a Roma e molte abitazioni private fine ‘700/’800. Progetta e decora molti eventi, manifestazioni e spettacoli per l’Accademia di Francia, per il Festival RomaEuropa, Radio Città Futura, Mediaset. Esegue murales per Mc Donald’s, Club e Pub privati.
Negli stessi anni porta avanti la sua attività di scultrice realizzando opere permanenti per spazi pubblici e monumentali, come per lo Stadio Olimpico Sala Autorità e del Presidente della Repubblica Italiana, per la Sala Sponsor Foro Italico Roma; per il Club del Tennis, Foro Italico Roma, per la Hall delle piscine, Foro Italico Roma.
Negli ultimi anni, ha approfondito la sua ricerca formale ed estetica nell’ambito dell’Astrazione Organica Biomorfa e della Fiber art, passando dall’uso del bassorilievo modellato in gesso all’uso della scultura in tela. Da questa nascono le statue delle Grandi Madri, gli Arazzi, gli Archetipi in box e gli ultimi Inside.
Opere in mostra permanente
“Insieme” collettiva d’artisti del MAAM. Terme Culturali della Fondazione Cittadella dell’arte Biella 2015
“Aggregazione: 333 piccole storie raccontate da giovani donne” Due Arazzi MAAM Museo dell’Altro e dell’Altrove Roma 2014
”sedimentazioni” quadri bi facciali Stadio Olimpico Sala AutorItà RM 2010
“red and gray” Hall della piscina del Foro Italico Roma 2009
” Olimpico” Stadio Olimpico Sala Sponsor Foro Italico Roma 2008
“arature” e “venere e marte” I bassorilievi Club del Tennis Foro Italico Roma 2007
“bassorilievo” battello “IV” Roma 2005
Pareti ad alto rilievo per il teatro de “Les Atletes” Sestriere TO. 2002
Parete a bassorilievo hall Hotel Santo Stefano Sardegna 1998
Mostre personali
“ Inside” Galleria Cima Roma 2024
“Kyklos”, Fortezza Spagnola, Monte Argentario, luglio 2024
“Sedimentazione marine” Museo Casa Rossa Ximenes, Castiglione della Pescaia GR, set 2023
“Abbracciami” Allestimento e Performance Black Room Macro Asilo Roma 2019
“Inside IV” Atelier #2 Macro Asilo Roma 2018
“Archetipi in scatola” galleria Takewaygallery Roma 2011
“Magna Madre” Rilievi Contemporary Art Roma 2011
“Monetaria” galleria Opera Unica Roma 2010
“Patrizia Trevisi” Sala Rinascimento Roma 2010
“In carne” Extra Arte Roma 2004
“Paesaggi enigmatici” XVI Circoscrizione Roma 1984
“Memory” StudioDue Roma 1978
Tripersonale
“Elementes” con Yvonne Ekman e Giulia Ripandelli, Atelier Montez Roma 2024
“Sedimentazioni” con Yvonne Ekman e Giulia Ripandelli, Sala comunale ex Frontone, Orbetello GR, 2023
Collettive
“The Shape it Takes” Galleria Nido dell’aquila Todi 2024
“Premio Pescarart Aurum” la fabbrica delle idee Pescara 2023
“La Rosa e il Rasoio NO MGF” Casa del Municipio Roma I Centro dic 2023
“La Gabbia e il Volo: diritti delle donne violati nel mondo” Sala Consiliare Municipio Roma I Centro 2023
“Biophilia” Cappella Orsini Roma 2022
“Ricucire il mondo dopo il pandemonio” Fiber Art Galleria Elettra. Furlo 2021
“Quei bravi ragazzi” Castello di Nocciano Pescara 2021
“be **pART” Atelier Montez Roma 2021
“Vita nova” mostra itinerante: Biblioteca Vaccheria Nardi Roma, 2021
Borgo di Fossanova Latina 2021
Biblioteca Goffredo Mameli Roma 2021
“collettiva” Biennale di Brindisi 2021
“Cagli l’attimo “Palazzo Felici Cagli 2021
“Mostra Fiber art” Galleria Elettra Furlo 2020
“Primo premio Caramanico Terme” Pescara 2020
“Premio Pescara Art Museo d’Arte Moderna Vittoria Colonna 2020
“Love” Palazzo Primavera Terni 2020
“Childe Marriage: l’ombra di Barbablù Sala Consiliare Municipio Roma I Centro 2019
“Avanguardie discrete” Pescara Art Museo d’Arte Contemporanea 2019
“Sella curulis” Pescara Art Museo d’Arte Contemporanea Pescare 2018
“Arts & Craft” Festival della tessitura San Martino di Castrozza TN 2018
“Volta e Rivolta” Galleria Elettra Parco Museo Sant’Anna del Furlo 2018
“MALEfemmina” Teatro Arciliuto Roma 2018
“Archetipi e Matrici” Forte Stella Monte Argentario 2017
“Frammenti di memoria” casa della memoria Roma 2017
“Terra Madre” opera per il DIF/ Museo Ovunque Formello Roma 2017
“Sculture Tessili” Museo Civico Archeologico Anzio 2016
“Against discrimination” Art Monster Contemporary Art Exbition Perugia 2016
“Totem” Land Art Furlo VII edizione Parco Museo Sant’Anna del Furlo 2016
“Terra Sterile” Land Art Furlo VI edizione Parco Museo Sant’Anna del Furlo 2015
“Slow Art day” Casa internazionale della donna Roma 2015
“Rebirth Day” – MAAM il museo sulla luna Interno 14 Roma 2015
“Come rovesciare il mondo ad arte” MACRO Roma 2015
“Terra sterile Exploit” MACAO Milano 2015
“Beefreefromviolence” Pelanda Macro Roma 2014
“Aggregazione: 333 piccole storie raccontate da giovani donne” MAAM Museo dell’Altro e dell’Altrove Roma 2014
“Un incontro a 13” Women in Art St.Stephen’s Cultural Center Foundation 2014
“Schut Out” Sala Esposizione del San Michele Roma 2011
“Anima Mundi” Delta Arte Galleria Roma 2010
“Dalle stalle alle stelle” galleria Arte e Pensieri Roma 2010
“Oltre le mura” Cappella Orsini 2009
“infinito” Extra arte Roma 2004
“Azione-Reazione” Extra arte Roma 2003
“Io” Extra arte Roma 2002
“Decentrazioni” XVI circoscrizione Roma 1984
Multivisioni
“Ultimo gioco in città” Teatro Vittoria Roma 1986
“Lutto” performance multivisione Teatro Colosseo Roma 1985
“Italicus” performance multivisione Teatro Colosseo Roma 1985
“Italicus” performance multivisione anfiteatro Calcata 1984
“Twist and Shower” multivisione Teatro Vittoria Roma 1983
“bolgie woogie” Saint Louis Roma 1983
“Mundial” multivisione Casa dello studente Foro Italico Roma 1982
RICERCA FORMALE
La mia ricerca formale si svolge nell’ambito dell’Astrazione Organica biomorfa e della Fiber art.
Indago il corpo come strumento d’esperienza. Lo scavo per scoprirne le connessioni, i legami, i nodi che mi possano portare al suo centro vitale, generativo. La tela è una pelle che cucio, annodo, ferisco. Gli squarci, le ferite sono tenute forzosamente aperte da pinze, cuciture, legacci, come su un tavolo operatorio. Mostrano agli sguardi indagatori le viscere, il Dentro, il contenuto nascosto, il loro mistero. La consunzione del colore, arcaico e primitivo, gli infiniti legami, le connessioni, il loro continuo intersecarsi, ci narrano il trascorrere del tempo che continuamente tesse la trama organica dell’essere.
Nelle mie sculture tessili, dagli organi sessuali ipertrofici generatori, agli ”In side” dei bassorilievi tessili, che osservano al microscopio la struttura dell’essere, c’è sempre la necessità dell’esplorazione, del viaggiare in profondità nelle texture dell’organismo.
Modello con la tela perché ho necessità di un medium simile alla pelle, un tessuto che componga, contenga i volumi come nell’organismo umano. Che lo racconti con
le sue cicatrici, smagliature, ferite, percorsi e linee dinamiche. Le sue Texture.
L’uso della tela per modellare, porta con sé, nel cucire, ricamare, annodare, una scelta del gesto. Ripetitivo, lento, cadenzato. Un gesto che ricorda un mondo con un tempo arcaico, ancora appartenente al mondo dell’artigiano.
Ogni punto, ogni nodo, amplifica la dimensione di accumulo di un tempo sempre uguale, che è alla base dei lavori di cucito, del tessere, del ricamare, che consente, durante il suo prolungato svolgersi, di attivare l’esercizio della memoria.
Di inserire, in un lavoro apparentemente ripetitivo, i ricordi personali, i racconti, le idee i suoni. Il gesto del cucire, annodare, intrecciare, diventa così un’attività narrativa, discorsiva. Come fosse un complesso linguistico, tracciare segni come racconti, trascrizioni di suoni, di parole organizzate.
Caratteristica delle mie sculture è di essere morbide. Si possono toccare, abbracciare. L’esperienza con l’opera è anche tattile non solo visiva.
Se la tela è una pelle, così il suo volume è come carne.
Nel toccare i miei bassorilievi, nell’abbracciare le mie statue, si mette in atto il sentimento dell’affettività; la rappresentazione del rapporto, quasi ombelicale, tra l’artista e la sua opera; la violazione del tabù dell’intoccabilità dell’opera; la carica di calore e affettuosità che è insita nella tecnica stessa del cucito, del ricamo, tipico dell’operato femminile.
Nei bassorilievi “INSIDE” vado oltre la pelle, all’interno. Come in una TAC, riproduco sezioni, strati corporei. Ricerco le texture dei tessuti, i suoi reticolati, le sue fibre, le striature, le linee dinamiche, nei grovigli dei volumi il movimento continuo. Nei forti chiaroscuri, le tensioni drammatiche insite nel viaggio all’interno dell’essere.
OPERE IN TELA
“Diffido delle parole, le forme sono tutto” (L. Bourgeois)
“Lavoro con la mano sinistra” per distruggere nell’opera ogni traccia apollinea. Voglio che la forma, l’impulso vitale e dinamico, sia materia grezza, informe, che ha nel suo ventre il caos degli elementi che combattono fra loro..Il mio lavoro si riferisce ad un momento prima della Creazione divina e del suo piano di redenzione. La materia che ricerco, come la sua forma, è originaria ed enigmatica. Porta in sé la lotta virulenta tra gli opposti. Non cerco “la pietra filosofale”, ma una materia non ancora purificata e sublimata. “ La materia Sporca” generatrice. (Patrizia Trevisi)
“LINGAM” E “ARCHETIPI IN SCATOLA”. 2011
L’eros primigenio e la sua potente facoltà generatrice, occupano tutta la mia ricerca e fanno sì che la Grande Dea Madre sia sempre presente in tutte le mie opere. I grandi organi genitali ipertrofici, insistentemente esposti, non sono altro che il simbolo della più ampia ed anteriore facoltà generativa della Terra, della “Natura Naturans”. Le grandi vulve sono grandi “Ferite”, “Aperture” che mescolano Thanatos ed Eros,. Sono “dischiudimento”, “svelamento”, “rivelazione”. Sono forme plastiche separate dal desiderio, anche se in se stesse lo contengono potentemente. Sono l’espressione di un concetto, di un simbolo sublimato.
LINGAM
“Lingam” nasce dalla richiesta a 80 artisti di interpretare un Obelisco per una mostra. Ho visto l’obelisco come un monumento votivo, il Totem della Fertilità. Il Grande Fallo della Terra. il Grande Fecondatore dello spazio e del cielo. Sulle quattro facciate della base, le grandi Vulve Generatrici. L’Obelisco-Lingam nel penetrare lo spazio genera forza centrifuga. Aria.
Le Fessure-vulve, invece, con forza centripeta, t’invitano ad essere penetrate. Dentro, nelle viscere, nel segreto della Creazione, al centro della Rivelazione. Fuoco.
Sui due lati contrapposti, l’organo genitale femminile si trasforma nel grande Seme che spaccandosi nella terra compie il suo rito della Fertilità. Terra.
La tela, di cui è ricoperta la struttura dell’obelisco, diviene pelle, avvolge e unisce il “ Fallo generatore” e La “Vulva generatrice”.
Per renderne indissolubile l’unione, la tela-pelle è legata con corde e nodi. E’ stracciata, cucita, legata, incisa. Informe, sporca, piena di detriti e corrugamenti.
E’ cucita e ricucita, come grandi cicatrici, simbolo della lotta, del dolore, per la divina “Coniunctio”.Anche negli “Archetipi in scatola”: “coppia mistica” “androgino” “siamese”, l’unione del femminile e del maschile, dell’uomo e della donna, portano sempre le tracce e i segni di questa lotta. La sublime aspirazione ad una fusione, spesso, diventa divorarsi reciprocamente( vedi in “Coppia”).
Sul basamento del Lingam, come sul glande, si saldano, come conchiglie su uno scoglio, mammelle di ogni forma e grandezza. Loro sono la Grande Madre. Donano il nutrimento al generato. Sono l’elemento umido, il liquido, il mare. Acqua. Dalle mammelle fuoriescono oggetti e conchiglie che, abbandonati dal mare su una spiaggia, sono stati prescelti e raccolti. Sono molti anni che lavoro sull’elemento della mammella nutrice. In molte opere, l’ho modellato nel gesso, inscrivendolo in moduli quadrati e ripetuti. Li ho aggregati, in modo di facilitare la trasmissione dinamica come un assoluto atto creativo.
In altre, la mammella-nutrice è realizzata in tela e composta con lo stesso principio delle opere di gesso. Queste mammelle sono gli ex voto che vedevo nella mia infanzia. Sovrapposti uno sull’altro, aderivano, come incrostazioni, alle mura di Roma. Qui, le donne pregavano la Madonna- Grande Madre, supplicavano una grazia per i loro figli, i Generati. Molte di queste forme-mammelle sono realizzate con opera di cucito, ricamo o uncinetto. (Magna Madre – Vierge)
In risalto è l’opera femminile (muliebre), la sua grazia e creatività. Dona all’opera, il valore di calore, di “Familia”, di amore e dedizione. Fuoco.
Per questa “affettuosità” Lingam, imbottito di paglia e cotone, è morbido, si può abbracciare, è Femminile, mitiga nella sua accoglienza il suo opposto Maschile.
ARCHETIPI
L’incontro con gli archetipi è avvenuto in una fase della mia esperienza psicoanalitica. Un momento “magico”, evidentemente di ricerca del Divino. Essi si sono “rivelati”. Conservati i disegni per molti anni, è divenuto “necessario” e urgente rappresentarli tridimensionalmente. La “necessità nasce dalla reazione a un mondo perso nell’iperdistinzione, nell’ipercriticismo. Nel deserto dell’intellettualismo rifiuta essere, ancora, in balia di “forze” non riconducibili al nostro controllo. Queste forze, dei e demoni, questi Mana primitivi non sono scomparsi, hanno solo perso il contatto con la nostra coscienza. Dimenticati, in compartimenti stagni della nostra psiche, “loro”, hanno cambiato nome. (vedi Barbie)
Ho isolato gli Archetipi in scatole trasparenti. Sono immagini primordiali, simboli sospesi in una sorta di bidimensionalità –tridimensionale. Rinchiusi in scatole di plexiglass come blister, messi in mostra su un espositore da super mercato, sono pronti per l’acquisto. Ora, merce fruibile. Disidratati, isolati, resi feticci di se stessi. Creature imbalsamate, consunte dal tempo. Pur se simulacri dimenticati, essi restano pericolosi e potenti.
“Il mago nero” è rimasto inafferrabile e temibile, anche se legato e inscatolato, così come “il guerriero”, eroico. La loro pelle–tela martoriata, piena di cicatrici, ci dà la storia. Il trascorrere temporale è nella consunzione del colore, arcaico e primitivo, che rimanda a un passato nella notte dei tempi.
Gli Squarci, le ferite sono tenute forzosamente aperte da pinze, cuciture, legacci, come su un tavolo operatorio. Mostrano le viscere, il Dentro, il contenuto nascosto. Devono forzosamente mostrare agli sguardi indagatori il loro mistero, come in una vivisezione.((siamese- Barbie)
La Grande Madre è rappresentata come mezza donna e mezza fiera. La potenza generatrice ed erotica del corpo umano si fonde con l’animale-istinto puro. E’ la madre protettiva è la madre terrificante insieme. E’ la madre che nutre, é la madre che divora.
OPERE IN GESSO
La serialità ci dice anche di un ritmo ludico, di un godimento del comporre e dello sviluppare la musicalità dei rapporti iconici.
Così, al colore tonale, espressivo della temporalità, si affianca un colore timbrico, portatore di un ritmo musicale, intessuto di note e di pause. Ma la pausa non è una vera pausa, un vuoto fra pieni; la pausa di Trevisi è un’altra icona, spesso una specie di barratura fra icone dense di una formatività carica d’eros.
Si è detto dell’arcaicità del lavoro di Patrizia Trevisi, del suo primitivismo che rimanda ai grandi archetipi della generazione, della fecondità, della sessualità. E si è detto, quindi, del suo lato fortemente dionisiaco. Ma si è detto anche della forma, dell’architettura in cui il dionisiaco si manifesta e tale forma, tale costruzione, ha un riferimento forte nella classicità. Nel ritmo e nell’equilibrio ma anche classicità nei riferimenti iconografici. Non solo dunque l’arte rupestre e primitiva, non solo la Grecia degli esordi, ma la romanità classica informa, per esempio, la realizzazione delle sue “Aggregazioni”. Ritroviamo qui il modulo canonico del quadrato con il cerchio inscritto, della croce nel quadrato, aggregati da una formula combinatoria di evidente modernità.
E’, infatti, questa formula combinatoria, insieme con la poetica del non finito, del tempo interno all’opera, del tempo che non si conclude, che colloca il lavoro di Trevisi nella modernità. La ricerca nell’opera di Patrizia Trevisi si svolge in più direzioni. Così, accanto alle “Geometrie astratte”, ai “Bassorilievi”, alle “Aggregazioni”, che presentano frontalmente le immagini di un mondo organico eretto a simbolo della universale forza generatrice troviamo le “Sedimentazioni” e le “Arature” in cui la presentazione dei simboli della Dea Madre Terra non è più frontale, nella visione consueta del mondo, ma ci offre lo spaccato di una immaginata crosta terrestre, rivelandoci una tettonica dell’anima, una stratificazione psichica del ventre fecondo della Terra (“Sedimentazioni”) che richiedono una lettura verticale oltre che orizzontale, una immersione dall’alto in basso nelle viscere dell’opera.
Nelle “Arature” lo sguardo si solleva virtualmente sul quadro: lo “sorvola” come a cogliere dall’alto lo spettacolo di una gigantesca opera di Land Art.
Anche qui non manca il riferimento alla Madre Terra. Segnata, amata, incisa, ferita, pronta ad essere fecondata.
Un ultimo, ma non meno importante accenno al parametro imponente della dimensione. La dimensione grande dell’opera di Trevisi, non è occasionale, non casuale. Essa è legata al carattere epico, mitico della sua “narrazione”. I temi antichi, universali, del generare e della vita che l’autrice affronta richiedono una congruente proposta sul piano corporeo del fruitore, oltreché un naturale effondersi del gesto in una ampiezza consona allo spirito dell’artista.
Gualtiero Savelli
ARATURE
Solcando e scavando la superficie lignea coperta di gesso e in seguito dipinta a velature con pigmento bronzeo, si ottiene una plasticità forte dell’opera, data dal potente effetto di chiaroscuro, tale da farne quasi dimenticare la provenienza bidimensionale. Il risultato è quello di un campo arato; ritorna il richiamo alla Madre Terra, vista da una prospettiva aerea. La Terra è una materia viva e la mano dell’artista interviene su di essa con l’intenzione di lasciarvi un segno definitivo eppure cangiante, a seconda della luce.
L’intenzione non è quella, razionale, di critica della civiltà industriale propria dell’estetica della Land Art o dell’Arte Povera, ma quella , più inconscia, di una rielaborazione poetica della memoria e dei miti mediterranei.
TEXTURE
Il territorio del segno, della traccia o della luce è da una parte linguaggio dell’introspezione, dell’analisi, della memoria, dall’altro è subordinato ad un valore formale e spaziale anche in rapporto sinestetico con la luce e l’ombra, con l’ordine ed il caos. Texture, indica una composizione grafica nella quale i segni visivi sono disposti in modo tale da formare una superficie equilibrata tra pieni e vuoti, tra disegno e fondo, tra negativo e positivo, tra concavo e convesso, tra lucido ed opaco, tra liscio e ruvido, tra naturale ed artificiale, tra rigido e morbido, tra ordine e disordine.
BASSORILIEVI – “ VENERE E MARTE”
Creare un rapporto di interazione forte con l’ambiente che accoglie l’opera: questo il fine del lavoro di Patrizia Trevisi, ottenuto sia generando un effetto di potenziamento delle strutture e delle caratteristiche architettoniche del luogo, sia creando un assorbimento di queste da parte dell’opera. Il grande pannello “Venere e Marte” si impone e per la dimensione fisica (12 mt x2,55mt) e per il gioco plastico, chiaroscurale e texturale.
L’alternarsi di piani lisci e graffiti, di piani in rilievo e piani bidimensionali crea un gioco potente che ci ricorda la forza dell’impianto cubista, forza derivante da una dimensione neo primitiva, da cui lo stesso movimento storico prese spunto. A questo effetto concorre anche la dimensione monocromatica, animata però dalla diversa lavorazione della superficie che cattura e rilascia la luce in un alterno vibrare di chiari e scuri. Le icone di questo pannello, pur avendo un forte impianto geometrico, fanno riferimento a forme organiche, genitali, arcaiche. L’opera, al medesimo tempo, potenzia la struttura ambientale e attira lo sguardo su di sé, grazie ad una potente forza centripeta.
“AGGREGAZIONI”
Un’unità modulare, modellata nel gesso e successivamente dipinta, mostra la sua individualità irripetibile, sia per la concezione che per la natura artigianale della sua produzione ed, al tempo stesso, la sua modularità: infatti tale unità caratterizzata da una forma conica, “vulcanica”, con forti connotazioni sessuali, viene ripetuta più volte per essere aggregata in un pannello, a formare un insieme organico.
A tale icona si alterna, a mò di pausa, un’altra icona cruciforme, dalle valenze comunque erotiche.
L’insieme delle unità, il pannello, costituisce un grande corpo simbolico, non statico ma animato da un interno movimento simile a quello che potremmo osservare nel pubblico di uno stadio, dove il singolo individuo, pur rimanendo tale, diventa anche parte di un altro super individuo, il corpo sociale degli appassionati di sport.
AGGREGAZIONE
Comporre degli elementi modulari significa creare un criterio “esterno” ai singoli elementi, la composizione , appunto, che li armonizzi in base a criteri di ritmo, di colore, di pieni e vuoti. Nell’aggregazione, oltre a tutto questo, interviene anche un elemento interno di simpateticità fra i diversi moduli che sono posti l’uno vicino all’altro non solo da un criterio estetico, armonico o dissonante che sia, ma anche da un’intrinseca vocazione alla vicinanza, all’aggregazione, per l’appunto.
MODULO
Per modulo generalmente si intende un’unità, sempre uguale a se stessa, che può venir ripetuta in differenti composizioni. Il modulo per Patrizia Trevisi non è un identico che si ripete ma è un’idea che si modularizza , nel formato quadrato, ogni volta presentandosi con una sua particolare individualità.